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LO YOGA PUÒ PREVENIRE LA MALATTIA DI ALZHEIMER?

Dialogo tra yoga e scienza

Giovedì 9 Maggio h 19.00

Hotel Globus, Viale Ippocrate 119, Roma
A cura di

Claudio Babiloni, Professore di Fisiologia, Ph.D., Dip. di Fisiologia e Farmacologia “V. Erspamer”, Sapienza Università di Roma.

Caterina Cenci, Insegnante di Yoga RYT® 500, Biologa, Ph.D.,  www.catiyoga.it

 

Il nostro cervello invecchia, come ogni altro organo del nostro corpo.
Superati i 50 anni di età, possiamo avvertire, più spesso che in precedenza,
stanchezza mentale durante stati di attenzione prolungata e avere difficoltà a ricordare i nomi di persone famose del mondo del cinema, dello sport o della politica oppure richiamare alla mente i titoli di libri o film che ci sono piaciuti. Possiamo anche scordare dove abbiamo parcheggiato l’automobile qualche ora prima, o il giorno precedente, e avere momenti di disorientamento pur trovandoci in luoghi familiari. E’ in questi momenti che possiamo chiederci con preoccupazione: “Ho l’Alzheimer?”

La malattia di Alzheimer è la patologia cerebrale più frequente nell’indurre deficit cognitivi nel corso dell’invecchiamento. All’inizio, si presenta con inusuali stati di lieve confusione e problemi di memoria, apprendimento e disorientamento. Questi sintomi peggiorano progressivamente, di mese in mese. Negli stadi più avanzati della malattia, i pazienti pongono più volte le stesse domande in un breve periodo di tempo, si perdono in luoghi familiari e trascurano sicurezza e igiene personale. Si manifesta lo stato clinico della demenza, caratterizzata da deficit cognitivi così gravi da richiedere un’assistenza continua per lavarsi, vestirsi, preparare da mangiare, fare acquisti, etc. Purtroppo, la malattia di Alzheimer non può essere guarita o fermata con i farmaci disponibili: nel corso di circa 8-10 anni dalla diagnosi, il paziente perde la sua identità, la sua storia personale e muore.

I pazienti con la malattia di Alzheimer sono un’emergenza sanitaria
globale. Secondo l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer (http://www.alzheimer-aima.it/), solo nel nostro Paese, si contano circa 70.000 nuovi malati di Alzheimer ogni anno, per un totale di 650.000 casi complessivi, curati a casa da circa 3 milioni di persone, soprattutto donne, per quasi tutti gli anni della malattia. Il costo annuale dell’Alzheimer, in Italia, è di circa 15 miliardi di Euro, che gravano, per gran parte, sui bilanci familiari. E si prevede il raddoppio dei malati di Alzheimer nei prossimi venti anni.

La diagnosi di malattia di Alzheimer si basa sulla rilevazione dell’accumulo patologico di due proteine che inducono la neuro-degenerazione e la morte delle cellule nervose cerebrali: la proteina amiloide, che forma placche tra le cellule nervose, e la proteina tau, che si ammassa a livello intra-cellulare. Non sappiamo ancora, con precisione, perché, quando e come falliscano i meccanismi fisiologici che dovrebbero impedire l’accumulo di queste proteine. Ma  conosciamo bene i principali fattori di rischio della malattia di Alzheimer. Sono, per gran parte, quelli delle malattie cardiovascolari: un’alimentazione ipercalorica (e.g., ricca di carni rosse, zuccheri e grassi “cattivi”) e povera di verdure, legumi, grassi “buoni” e cibi vitaminici, la sedentarietà, il fumo e l’abuso di alcolici, lo stress cronico. Sono fattori di rischio spesso associati all’essere sovrappeso, a forme iniziali di diabete e alla pressione alta del sangue che danneggia i vasi sanguigni e altera la circolazione ematica cerebrale. Ulteriori fattori di rischio dell’Alzheimer sono i disturbi del sonno, una vita caratterizzata da un modesto impegno mentale e culturale e l’isolamento sociale e affettivo, che può sfociare nella depressione. La prevenzione della malattia di Alzheimer dovrebbe essere, quindi, incentrata nel ridurre sistematicamente tutti questi fattori di rischio, cominciando prima
possibile nel corso della vita.

Perché parliamo di Yoga in questo ambito? Lo Yoga è un sistema filosofico e una disciplina millenaria di origine indiana che sembra avere tutti i requisiti per contrastare i fattori di rischio dell’invecchiamento cerebrale e dell’Alzheimer.

Sebbene nell’immaginario comune venga associato esclusivamente a esercizio fisico lento o a contorsioni spettacolari, il metodo Yoga è altro e ha come obiettivo principale la regolazione del sistema corpo-mente. Regole di comportamento sociale ed etica personale, benessere fisico (esercizio, alimentazione sana e naturale), respiro consapevole (pranayama), introspezione, concentrazione e meditazione: sono questi i passi dello Yoga, un percorso che conduce a uno stato di equilibrio psicofisico. Lo Yoga contribuisce a riportare armonia nel ritmo delle giornate e nelle relazioni sociali di coloro che lo praticano pienamente. Ciò influenza positivamente la salute: per esempio mantiene una buona variabilità della frequenza cardiaca, contrasta lo stress cronico, migliora la qualità del sonno, la memoria e l’apprendimento.

Nell’incontro in programma, il Prof. Claudio Babiloni, uno scienziato della Sapienza Università di Roma impegnato nello studio della malattia di Alzheimer, e la Dott.ssa Caterina Cenci, biologa e insegnante di Yoga certificata, daranno riposta, tra le altre, alle seguenti domande:

Cos’è la malattia di Alzheimer? Chi la diagnostica e come?

In che cosa consiste storicamente e praticamente lo Yoga? Come influenza la nostra salute? Può lo Yoga prevenire la malattia di Alzheimer?

Al termine dell’incontro, Caterina Cenci guiderà i partecipanti in tecniche base di respirazione controllata, introducendoli al pranayama, il quarto e centrale elemento del metodo Yoga.

La prevenzione della malattia di Alzheimer nelle persone che abbiano superato i 50 anni di età dovrebbe concentrarsi sulla riduzione dei rischi di demenza modificabili a scopo di prevenzione. Tali rischi comprendono: uno scarso esercizio delle funzioni cognitive, il fumo, l’inattività fisica, un consumo eccessivo di alcol, l’ipertensione arteriosa, il colesterolo “cattivo” alto, l’obesità, una storia di diabete, ictus, depressione, disturbi dell’udito, una bassa qualità del sonno, l’inquinamento atmosferico, il vivere da soli e scarsi controlli medici. Tali fattori di rischio sono stati identificati in base ad uno studio che ha usato lo UK Biobank Dementia Risk Score (UKBDRS; Anatürk et al., BMJ Ment Health. 2023 Jul;26(1):e300719) e sono menzionati nelle raccomandazioni della Commissione Lancet (Livingstone et al., Lancet. 2020 8 agosto;396(10248):413-446). 

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